È stato pubblicato il primo libro di Gioann Polli dal titolo: Re di Pietra. Edizioni Sconfini
In questo libro, Gioann Polli - giornalista di razza, brillante divulgatore radiofonico, creativo musicista folk - racconta, tra tante esperienze, le ragioni del cuore e della mente alla base del ritorno ai territori e ai suoi simboli. Il suo occhio è disincantato e a volte al limite del cinismo, ma sempre colmo d'amore per la Terra tutta intera, in particolare per i suoi luoghi affettivi: Omegna e l'incantevole Lago d'Orta.
Come gruppo politico civico e territorialista, che guarda ai modelli virtuosi di autogoverno, federalismo e libertà e alle democrazie di qualità dove i cittadini sono coinvolti direttamente nelle scelte politiche (e non sono semplici spettatori passivi), riteniamo che (come traspare dal messaggio del libro di Gioann) alla base della rivendicazione di poteri da parte dei territori vi debbano essere elementi prepolitici e di impegno culturale. Il nostro auspicio è che questa pubblicazione possa essere un passo avanti per provare a ripuntare i fari su quell'idea di politica civica, responsabile, dei nostri territori in un quadro di Europa di popoli e di libere comunità.
Nel libro, ricordiamolo, l’autore da inoltre spazio al valore dell’identità e dei simboli della nostra terra, il Piemont. Vi lasciamo ad un estratto del suo libro, riguardante uno dei nostri simboli più antichi: il Drapò.
“Il Drapó, la bandiera del Piemonte, significa proprio questo. Un ideale di libertà e di pace, che può sventolare insieme a tutte le altre bandiere, ma oggi soltanto per fare festa, non certo per fare la guerra.Ecco perché il Drapó, la bandiera del Piemonte, è la mia bandiera. Io sono piemontese, la amo e la difendo. Perché quella bandiera sono anch’io. Quella bandiera significa che posso sognare di essere libero e di essere chi voglio io, non più chi mi comandano di voler essere.
Ecco, vorrei illudermi che, da parte mia, almeno un piccolo seme di amore per questo lembo di terra, per la sua storia e il suo complicato presente sarà stato gettato. Si spera, non al vento ma nel profondo della stessa terra, perché ancora una piccola e simbolica parte di me possa continuare vivere. Se non per i prossimi “millenni”, almeno per quelli che vengono o verranno immediatamente dopo".
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